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Scarabattola ex voto

By Maggio 27, 2025No Comments

Scarabattola con statuina policroma di San Michele Arcangelo 

Sulla parete di fondo “ex voto” in argento a sbalzo ed a cesello sec. XIX – prima metà sec. XX

GLI EX VOTO

Dopo aver ricevuto una “grazia”, un tempo, era uso e costume chiedere al miglior artigiano della città di costruire un oggetto da offrire ad un Santo, per la grazia ricevuta. Tale manufatto prendeva il nome di «ex voto» e doveva possedere caratteristiche di rilievo sotto il punto di vista estetico, poiché rappresentava un gesto pubblico o privato nei confronti di un Santo cattolico, che, essendo stato pregato o evocato, aveva interceduto presso il comune mortale, salvandolo da morte certa; raffigurazioni di bambini e soldati; parti anatomiche come gambe, teste, braccia; fino ad arrivare ai sacri cuori in argento cesellato o semplicemente di latta.

La terminologia “ex voto” che introduce questi oggetti sacri nel linguaggio odierno è ormai da tempo accolto senza modifica dall’originale in lingua latino: «ex voto suscepto», cioè «per promessa fatta», ovvero «conforme alla promessa», sottintendendo, nella nostra cultura cristiano-cattolica, «a Dio, alla Madonna o ad un Santo». Il riferimento implicito è riferito sia ad un aiuto concesso sia ad un soccorso atteso. Esso indica un qualsiasi oggetto idoneo a testimoniare la riconoscenza del donante per la favorevole mediazione ottenuta o aspettata dall’uomo che ha supplicato nelle sue contingenti difficoltà e, pertanto, sta a designare, nella sua consistenza materiale, un’attestazione adatta a rendere pubblica la sua gratitudine o la fiducia verso chi si è rivolto. Dunque l’ex voto è de facto un «documento» di momenti delicati o critici dell’esistenza umana: un pericolo scampato, una guarigione conseguita, una calamità naturale evitata e una prova superata.

L’ex-voto non è una peculiarità devozionale esclusiva del cristianesimo, poiché era ben chiaro ai Greci, che chiamavano ikesìa il dono fatto per chiedere, agli Dei, una grazia e soterìa quello per grazia ricevuta, e successivamente i Romani, distinguevano con la sigla VFLM, cioè Votum Feci Libens Merito, il dono fatto per chiedere una grazia, e con la sigla VFGA, ovvero Votum Feci Gratiam Accepi, quello per una grazia ricevuta. Quest’ultimo ovvero «Votum Feci, Gratiam Recepi», traducibile in «Ho fatto il voto, ho ricevuto la grazia» e riassumibili in «Voto fatto, grazia ricevuta», locuzione spesso abbreviata nelle formule «GR» (Grazia Ricevuta), «PGR» (Per Grazia Ricevuta), «PGF» (per Grazia Fatta).

Essendo un sentimento religioso, l’ex-voto offerto è una vera e propria preghiera di deferente venerazione basata sul bisogno di offrire a Dio, alla Madonna, a un Santo un dono equivalente ad una preghiera concretizzatasi in un manufatto.

Con la riforma liturgica avvenuta durante il Concilio Vaticano II (1962-1965), gli ex-voto hanno iniziato un lento declino che ha portato questi oggetti sacri, di cui è vietata la vendita a livello dottrinale, alla loro dismissione dalle Chiese e dai santuari.